Parte di un esercito

Parte di un esercito

di Christian Ronga
postfazione di Angelo Pieroni

Parte di un esercito, vittima di pochi
parte di quell’esercito che non urla e non bercia
non cerca scenari, non vuole palcoscenici.
Testa bassa per la fatica, ma fronte alta al nobile sudore
testa bassa su parole ed emozioni di libri ed immagini
fronte sollevata da consapevolezza e conoscenza.

Sono figlio di milioni di radici,

ho sangue italico, che danza su fescennini e atellane di una bellezza ed armonia caotica
che neanche i secoli hanno cancellato

ho capelli greci, riversi su anfore di figure danzanti e metafisiche illuminazioni
che da secoli illuminano il mondo

ho labbra romane, temprate dall’esercizio di un dominio retto su parole e linguaggi
che dopo secoli riecheggiano ancora

ho cuore berbero, nero di passione e calore, travolgente di odori lontani e con sapore di frutti sconosciuti
che per secoli hanno inondato il mondo

ho braccia spagnole che hanno costruito case antiche e maestose, dal bugnato appuntito sulle facciate.
che da secoli sono aperte, ospitali al forestiero.

ho fegato normanno. Duro, tenace, combattivo, pronto alla lotta
che dopo secoli continua a filtrare odio e rancore, bile di altri.

ho occhi francesi, commossi e teneri, volti al cielo a cercare libertà,
che dopo secoli continuano a trattenere lacrime

ho in me mille radici ognuna delle quali spinge
verso uno sguardo rivolto al futuro
speranze e paure di milioni di popoli
passati per una terra squartata e lacerata.

Sono napoletano.
e dalla nuova città cerco ed esigo
l’onore antico.

Postfazione.

La statua dei quattro mori a Livorno, simbolo del passato come approdo e mercato di schiavi.

Alcune di queste frasi mi sono note, e le riconosco come mie in quella appartenenza che rimane legata ai propri natali, io come Chris abbiamo in comune la nascita in una città di mare, u porto, dove sbarcano e si imbarcano speranze, speranze di rinascita come di nuova vita, opportunità che ci conquistiamo con fatica, in patrie e territori che non sono nostri ma che lo diventeranno.
Chris in questa poesia ci pone davanti una verità inconfutabile, la nostra identità di italiani si forma attraverso invasioni e contaminazioni che nel passato ci hanno dato l’opportunità di diventare quello che siamo un grande popolo che al suo interno ritrova i valori di ogni razza che ha contribuito a darci questa forma mentis cosi complessa e varia.
Le frasi che ricorrono nella poesia parlano di un orgoglio di appartenenza che va al di là della territori età, identificano un appartenenza più ampia conquistata proprio con il pensiero che chiunque potrebbe essere napoletano se nasce a Napoli e vive la sua naponalità nel territorio d nascita, questo dovrebbe farci pensare che l’integrazione si ha in questo modo, rendere orgogliosi di appartenere ad un gruppo che viene creato sul territorio, che nn ha etnia di riconoscimento ma solo quello del territorio di appartenenza.
Io sono cresciuto in una città come quella, la mia Livorno mi ha insegnato che non vi era differenza tra razze che un cinese o un africano che viveva e si integrava cn la città era di conseguenza un livornese a tutti gli effetti, che le nostre razze si incrociavano e manifestavano cosi la loro uguaglianza, mantenendo i loro valori culturali ma facendocene parte.

Nessun gruppo di persone si integra con il territorio se viene isolato. Questo fa si che si creino le divisioni e basta. E in un territorio, grande che sia, non potrà mai funzionare un sistema di divisione, perché essa di per  se porta odi, rancori, integralismi e irrigidimento delle posizioni.

Christian con queste parole ci risolleva l’animo facendoci pensare a quanto sia bello sentirsi appartenenti ad un gruppo sociale che ha cosi tante influenze e contaminazioni.

Che sia questa la via da seguire? Riconoscersi per capire. Come sempre dal profondo del mio ottimismo spero sempre che gli occhi si aprano sulle cose più semplici.

Angelo Pieroni

angelopieroni

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