Giulietta e Romeo, un dramma contemporaneo
Nello spettacolo di Davide Bombana ciò che mi ha colpito di più è stato il far emergere nel contesto la reale passione della tragedia shakespeariana che fa da contorno alla relazione amorosa ed alla sua drammatica fine.
L’odio atavico di queste due famiglie danno una lettura precisa di cosa in realtà l’autore voleva mettere in luce. L’odio come antagonista dell’amore, i sentimenti umani per eccellenza che emergono da questa umanità che si nutre di ogni emozione.
La condizione umana dove l’odio come il sentimento più semplice da abbracciare, l’unico che non ci pone davanti la scelta dello spogliarsi di fronte all’altro, quello che sembra difenderci dall’estraneo, dal diverso. Ecco, con questo spirito va visto e sentito questo spettacolo che rende tutto questo contemporaneo ed ispirato.
L’attualità di questa tematica da vigore allo spettacolo messo in scena da Davide che ha sfruttato al massimo le caratteristiche del «Balletto di Toscana Junior», diretto da Cristina Bozzolini, composto da giovanissimi, ma che hanno dimostrato grande preparazione e passionalità nell’esecuzione.
Il dramma teatrale tradotto in scena con le musiche di Prokofiev in questa veste moderna non scade nelle ormai anche troppe rivisitazioni che sono state pomposamente proposte in varie salse. Anzi si nota in questo spettacolo un’eleganza tale da non farlo sfigurare nei confronti delle grandi rappresentazioni classiche.
La grande esperienza di Davide ha contribuito non poco a dare a questo spettacolo un significato intrinseco che va al di là della tragica storia dei due amanti, anche se nel solo di Giulietta e Romeo l’introduzione di un letto virtuale e l’esibizione dei ballerini come fossero nudi, è stato ben concepito per rendere la passione che viene sviluppata dall’amore incondizionato dei due amanti.
I costumi, di Santi Rinciari, e l’insieme dei movimenti in scena, scene luci di Carlo Cerri, danno l’impressione che vi sia uno strappo nell’identificazione del periodo storico, proprio ad attualizzare il tema dell’Odio, vuoi per la differenza di appartenenza ad un gruppo, sia esso etnico, culturale o solo famigliare.
Devo dire che lo spettacolo è godibile fino in fondo vuoi per la bravura dei ballerini che per i tempi dell’esecuzione. Accompagnato da una scenografia scarna ma molto ben azzeccata il corpo di ballo ha spazio per dare il meglio di se, lo spettacolo è veramente da vedere.
«Romeo e Giulietta» ha vinto il premio come «»Migliore produzione di balletto italiana 2015» sulla rivista specializzata Danza&Danza
Coreografia: Davide Bombana
Corpo di Ballo: «Balletto di Toscana Junior» diretto da Cristina Bozzolini.
Scene e le luci: Carlo Cerri
Costumi: Santi Rinciari
Foto: Alessandro Botticelli
Angelo Pieroni
Presentazione di Silvia Poletti
Romeo, Giulietta, Bosko, Admir….
In questi giorni di metà novembre 2015, nei quali ci troviamo a scrivere le note di Romeo e Giulietta, firmato da Davide Bombana per il Balletto di Toscana Junior, lo smarrimento e l’orrore suscitati dai fatti della realtà , quella che riguarda tutti, qui e ora, sconvolgono e sopravanzano ogni riflessione e immaginazione. Eppure, ancora una volta, in un inesorabile, eterno ritorno, la cronaca ci ripresenta atrocemente e spietatamente il contrasto tra due mondi opposti -due visioni antitetiche della società, della politica, della religione- che entrano in rotta di collisione, e nella loro follia travolgono ogni sentimento di umanità. E tra questi, proprio quello più forte e innocente: l’amore.
E allora ecco che questa nuova versione di Romeo e Giulietta, proprio nel riadattamento drammaturgico fatto dal coreografo milanese, sembra cogliere in profondità questo senso di frustrazione, smarrimento, desolazione di fronte all’insipienza, all’incapacità di invertire una dinamica antica come l’uomo, che, pur assumendo di volta in volta coloriture e portate diverse, si ripete ad libitum, da una faida nobiliare, a una lotta sociale, fino al conflitto etnico.
Nell’ invenzione di Bombana la leggenda shakespeariana di Romeo e Giulietta si è infatti andata a sovrapporre all’eco della straziante e reale vicenda di Admira e Bosko – lei musulmana, lui il suo fidanzato serbo – uccisi da un cecchino nel tentativo di fuggire dal macello di Sarajevo, durante la guerra che ha insanguinato i Balcani, appena venti anni fa. I loro corpi abbracciati hanno giaciuto a terra per oltre otto giorni, nei pressi del ponte di Vrbana: resi immortali nella loro tragica immobilità da celebri fotografie ma insieme offesi anche in morte dalla stupida cecità degli uomini ( nessuno dei belligeranti dava il permesso di recuperare i loro corpi) che li ha privati a lungo del semplice atto di umanità pietosa: quella che non rifiuta la dignità della sepoltura neppure al più terribile nemico.
Così – a dimostrazione dell’eterna insormontabilità del Male e dell’eterna necessità del Bene – l’agghiacciante storia dei due innamorati balcanici, immediatamente battezzati dalla stampa internazionale “Romeo e Giulietta di Sarajevo” richiama anche il mito di Antigone, colei che contravvenendo al volere del tiranno Creonte dà sepoltura alle spoglie di Polinice, diventando così l’emblema letterario della Pietas che supera anche i limiti del Potere e dimostra di essere ‘il primo sentimento di relazione che tocca il cuore umano.’
Non a caso anche questo sentimento diventa portante dell’ossatura narrativa e poetica del balletto di Bombana: lo si percepisce fin dalla prima, emblematica scena e soprattutto nell’introduzione – al posto della tradizionale Balia- dell’amica di Giulietta, cui l’autore affida una funzione drammaturgica centrale, facendole incarnare prima il senso della giovanile complicità (che spingerà Giulietta a contravvenire alle regole della sua cultura per vivere il suo amore per Romeo), e poi pian piano di umana comprensione, sollecitudine e appunto pietà.
Riscritta la drammaturgia ( qui è chiaro il contrasto culturale e sociale tra due diverse forme di civiltà, nel quale si riconoscono atteggiamenti di intolleranza, estremismo e incomunicabilità), ripensati anche i caratteri dei personaggi – Mercuzio, per esempio, assume qui toni arroganti e spregiudicati e lo stesso Romeo, inizialmente, appare solidamente integrato nella sua ideologia e condizione sociale- la “ triste quanto altre mai storia di Giulietta e del suo Romeo “ideata da Bombana è così allo stesso tempo l’eterna storia che tutti noi conosciamo, ma anche una storia ‘diversa’, non più cristallizzata nell’ astrattoepos letterario ma palpitante e quindi più coinvolgente nella sua verosimiglianza con la realtà Una traslitterazione coreografica del mito e dei fatti di cronaca che l’autore fonde aiutato a creare la sua lettura dalla musica del balletto di Sergei Prokofiev, così cinematografica nella sua portata descrittiva sia di fatti che di emozioni.
Una partitura che viene però abilmente riattata, con spunti intelligenti, alla esigenze della nuova narrazione: così l’antico pas de trois di Romeo Mercuzio e Benvolio si trasforma in un gioco di corteggiamento tra lo scanzonato e lo sbruffone che Romeo e Mercuzio intrecciano con Giulietta e l’amica;mentre la danza dei Capuleti con il suo tempo marziale diventa invece occasione per il gruppo di rivelare, al di là delle convenzioni formali imposte dalla società, una natura violenta e aggressiva – la stessa che farà esplodere il contrasto tra le due parti.
Compatto, teso e intenso nel precipitare degli eventi che conducono, come sappiamo, alla ben nota fine, questo Romeo e Giulietta è così anche una riflessione su temi portanti dell’attuale condizione umana, declinati da Bombana attraverso una danza/danza che ha il pregio, raro di questi tempi, di sintetizzare nella purezza dei gesti, con efficace immediatezza lo svolgersi dei fatti e il divenire delle passioni, i turbamenti, gli stati d’animo dei personaggi. Non deve perciò sorprendere, se -grazie anche alla freschezza dei giovanissimi interpreti- assistendo al lavoro ci si sentirà catturati dalla sua narrazione, e coinvolti al punto -vivaddio- di emozionarci, percependo magari echi di quella pietà e di quella comprensione,che il nostro vivere giornaliero sembra voler sempre più anestetizzare.
Silvia Poletti